La vera storia del Freeride Dreaming


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Roma, Piazza Colonna 370, 31 ottobre 2015, ore 23.15.

Nessuno si accorge che due individui sinistri stanno entrando da una porta secondaria di Palazzo Chigi.
Uno è smilzo e alto. Prima di entrare lancia un ghigno beffardo a due giovani donne che truccate da strega stanno andando in chissà quale posto a festeggiare halloween: non ricambiano lo sguardo, ma leste gli voltano le spalle lasciando poco spazio all’immaginazione di quello che è fuor di dubbio il loro lato migliore su cui spicca un batuffolo rosa da codino di coniglio.
Appena dietro di lui si infila il secondo individuo. Ha il viso semi-nascosto da una barba bionda ancora troppo rada, il cappello in testa e il bavero tirato su: non guarda chi c’è in strada e tira un calcio ad una bottiglia di birra lasciata vuota per terra.
Dentro al palazzo non c’è nessuno. Come da istruzioni ricevute si infilano sulla scala a destra e al terzo piano entrano senza bussare dall’unica porta davanti a loro: dentro la stanza seduti in semicerchio a un tavolo tondo in legno li aspettano altri quattro individui.

C’è poco spazio per le presentazioni: un uomo in giacca e cravatta che sembra il padrone di casa si limita ad accoglierli per nome, gli altri lanciano un segno con la testa, chissà se per saluto o disapprovazione.
I quattro uomini seduti al tavolo sembrano conoscersi tra di loro: il padrone di casa è il ministro dell’ambiente, alla sua destra c’è il capo del dipartimento di protezione civile, alla sua sinistra un rappresentante dell’esercito con qualche stella sulle spalle e un paio di spille sul petto e poco più in là c’è il delegato del Cai nazionale.
L’incontro prevede un solo argomento: l’innalzamento delle temperature sta sciogliendo i ghiacci sulle Alpi ed è necessario correre ai ripari.
L’ambiente è tetro… i quattro fumano senza sosta. I due nuovi arrivati subiscono impassibili il nauseabondo odore di una stanza pregna di chi è da troppe ore immerso nei problemi.
Il biondo non parla, lo smilzo ascolta.
Il ministro dell’ambiente comincia a sciorinare dati e a scartabellare disordinati fogli con grafici e tabelle impossibili. Lo smilzo cerca di interpretarli, il biondo sbadiglia pensando al kebab e alla birra lasciata a metà.
Il rappresentante dell’esercito non riesce a stare fermo e gioca con l’accendino. Prova ad intervenire per dire qualcosa di intelligente, con scarsi risultati.
La tensione è alle stelle.

Dopo un’ora di discussione i quattro capiscono che non rimane che esporre il piano finale, quello che ha portato a convocare gli ultimi due arrivati.
Il rappresentante dell’esercito si alza di malavoglia e scopre un pannello dove è rappresentato in un disegno il progetto che salverà la neve.
Il biondino finalmente alza gli occhi e nel vedere disegnata la montagna sembra svegliarsi dal torpore che fino a quel momento l’ha sopito.
Sul volto dello smilzo si ricompone il ghigno di prima di fronte alle due giovani streghe.
E’ il delegato del Cai nazionale ad illustrare il progetto.
Non c’è più via di uscita: l’esercito ha provato a bombardare le nuvole, il governo ha finanziato progetti faraonici per richiamare sulle Alpi le perturbazioni ma nulla è servito per incrementare le nevicate e ricreare i ghiacciai che stanno scomparendo.
Non rimane che preservare il manto nervoso ancora esistente sulle montagne con enormi “sacchi” di lattice da calzare sulla punta delle montagne in modo che la neve non scivoli via!
Chi mai sarà in grado di fare ciò?

I due si guardano.

Preserve your powder…. Capite?”, chiede paterno il delegato del Cai nazionale ai due convocati.

Il biondino per la prima volta increspa le labbra in un sorriso. Non è certo alla prima missione sotto la bandiera del freeride protetto, ma questa volta sente di poter restituire alla montagna lo stesso piacere che da sempre questa trasmette a lui e da sognatore qual è si vede la punta della montagna ammiccante e grata ora che sarà protetta dal lattice.
Lo smilzo invece con la mente annebbiata dal fumo e dalla puzza della stanza si lascia andare alla deriva in un film tutto suo che lo vede su quella montagna scorrazzare in telemark in mezzo a alberi rigogliosi e conigliette col codino a batuffolo rosa.

Un colpo di tosse tra l’interrogativo e il sorpreso del ministro dell’ambiente riporta i due alla realtà di quella stanza fumosa.

Lo sguardo d’intesa tra lo smilzo e il biondino non lascia dubbi.

Preserve your powder!

E’ un lavoro da Sucaini!!!!

E’ un lavoro per il “Freeride Dreaming”!!!

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